martedì 29 maggio 2012

La teoria dei colori.

La teoria dei colori è un album libero, di chi ormai non deve più dimostrare niente ma che continua a stupire chi lo ascolta.
Cesare Cremonini gioca con le parole dei testi, dalle canzoni "commedia" che raccontano una storia a quelle che sono quasi una lettera. Frasi belle ed evocative si sprecano, con Cesare non corro il rischio di dire che ogni singola riga di ogni singola canzone è forte: il suo lato cantautoriale è forte e si sente, mischia le lettere e crea immagini melodiche; periodi rotondi che scorrono sulla sua lingua con la cadenza bolognese che io ancora sento e amo, giochi di parole colorate, ecco, la teoria dei colori.
Musicalmente è un artista come pochi, non teme le citazioni e gli omaggi mescolati con sapienza al suo lato creativo, a chi piace la musica ascoltare l'album è un piacere, una canzone dopo l'altra: gli strumenti si mischiano, si alternano, prima prevale una chitarra rock e poi degli archi che giocano con il pianoforte, o i fiati che dai tempi di Maggese sottolineano anche il suo lato retrò.
Un disco completo, ma la varietà non stride, accompagnata dall'unico denominatore del gusto raffinato di chi ha scritto parole e melodie che come un cuoco serve il tutto con sapienza, stuzzicando l'orecchio e guidandolo nell'ascolto.
La teoria dei colori è un album d'amore: amore per la musica in primis, amore per le parole ed infine, amore nel senso lato del termine. Cesare non deve più dimostrare niente, non deve più affermarsi come qualcuno che "canta solo di quello" e quindi può prendersi il privilegio di scivolare nella sua arte, il diritto di esplorare uno degli aspetti ultimi delle canzoni, si libera dal pudore e canta l'amore.
Un amore dalle mille sfaccettature, simile alla copertina del disco quindi, come centro dell'uomo.

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